03 Agosto 2016

Incontro Tortona Associazioni

Diapsi e Tiretto

Mercoledi 3 Agosto, alcuni rappresentanti delle Associazioni di famigliari DIAPSI e TIRETTO si sono incontrati a Tortona, per verificare le modifiche che, in seguito al ricorso al TAR, la Regione Piemonte aveva dovuto apportare alla DGR30 del 3 giugno 2015 sul Riordino della Rete dei Servizi Residenziali Psichiatrici.

Uno dei motivi per il quale il TAR aveva deciso la sospensione della delibera, era stata la evidente constatazione che le parti sociali e in particolar modo i destinatari di questo provvedimento (Pazienti e Famigliari), non fossero stati coinvolti, ma solo informati dopo la scrittura della delibera stessa.

È passato un anno, le modifiche (decise da loro) sono state apportate, ma, ancora una volta, nessuno ha ascoltato le associazioni e con un gesto veramente poco elegante, si potrebbero usare aggettivi più severi, sono stati "concessi" ben cinque giorni lavorativi per fare "eventuali osservazioni".

Non credo sia necessario sottolineare che la serietà, l'importanza e la corposità di questo documento, meritasse un tempo maggiore, se non altro per dimostrare di voler veramente mettere in pratica quel diritto alla partecipazione che anche in questo documento è auspicato (con poca convinzione in verità, quasi come lo scodinzolare che il mio cane fa a una mia richiesta da lui non gradita, solo per compiacermi, ma senza alcuna intenzione di ubbidirmi).

La delibera 357 del 1997, che dovrebbe essere sostituita dalla DGR30, era formata da quattordici pagine (compresi gli allegati), mentre la DGR30 arriva a circa cento. Mi viene in mente l'essenzialità del testo della costituzione del 1948 e la prolissità di quella che dovremo (forse) votare a Novembre. Sarà un segno dei tempi!

È comunque importante notare che in quelle poche pagine i redattori della 357, avevano saputo trovare lo spazio per rappresentare l'idea, anche se solo in forma embrionale, che dalla malattia mentale si potesse guarire e, nell'ambito di un percorso riabilitativo, immaginare interventi anche economici come l'assegno terapeutico, la borsa lavoro, l'inserimento lavorativo e l'affidamento famigliare che avevano, come finalità, la riduzione dei ricoveri nelle strutture residenziali (risparmiare curando) e il riconoscimento di  dignità e protagonismo alla persona, cosa di cui, a dimostrazione che il focus della delibera è solo il risparmio, “non c'è traccia” nelle pagine di questa DGR.

Questo incontro, propedeutico a una riunione successiva che vorremmo fare a Settembre a cui, noi speriamo, possano partecipare, oltre a pazienti e famigliari che ne sono i principali destinatari, anche rappresentanti del DSM, della regione (Domenico Ravetti ha dato la sua disponibilità), e dei Comuni del nostro territorio che, da questa delibera sono coinvolti con l’applicazione dei LEA, ha evidenziato molte criticità:

Manca completamente quel “cambiamento culturale” che avrebbe dato il coraggio di “prendersi cura della persona” nella prospettiva che dalla malattia mentale si può guarire.

Prevale il paradigma della struttura come contenitore atto a "custodire" in cui, il compito dei tecnici, anche loro penalizzati da questa delibera che mortifica la loro professionalità, sarebbe quello di condurre il paziente a una semplice stabilizzazione della malattia con una terapia riabilitativa di mantenimento (che poi riabilitare per mantenere mi sembra pure un ossimoro).

E’assente l’idea che la cura debba essere inserita all'interno di una relazione con il paziente e la famiglia per evitare che la struttura, ancorché si chiami Comunità o S.R.P., diventi luogo di cronicità.

Il Budget di salute, appare funzionale alle risorse della Regione e non alle esigenze dei malati. (Immaginare la salute come un valore di cui riappropriarsi)

È inserito il potenziamento dei servizi domiciliari che sarà possibile se metteremo in condizione i CSM di avere il personale sufficiente.

Viene indicato come una delle soluzioni, l’Inserimento Eterofamigliare Supportato di Adulti (Affido famigliare fuori dalla famiglia) che potrebbe avere una sua valenza solo se inserito in un “vero” percorso riabilitativo che conduca alla “guarigione” o, in alternativa, alla “guarigione sociale”.

E’ ribadita la libertà di scelta delle strutture in cui curarsi, ma occorre che sia una libertà vera. 

Manca il coinvolgimento delle famiglie e dei pazienti alla realizzazione dei progetti e al loro monitoraggio. Le la semplice sottoscrizione non può intendersi assolutamente sufficiente. (Occorre rendere atto al DSM di Alessandria che già adesso, durante la presentazione dei progetti, sono presenti nostri famigliari)

Poco sui DSM accorpati, nulla sui CSM

Ancora due parole sulla Riabilitazione Psichiatrica. Riabilitazione è un termine, usato anche in questa delibera, che rischia,  se non coniugato correttamente, di essere solo una parola abusata e corrosa nel suo significato autentico o peggio, interpretata come una medaglia da appuntare sul petto.

Occorre che tutti comprendano, anche chi dovrà nel mese di settembre dare un parere, anche se non vincolante, sulla delibera, (mi riferisco alla IV Commissione Consiliare della Regione) che riabilitare il ginocchio è  differente dal riabilitare la persona. Riabilitare la persona vuol dire farle riprendere possesso delle sue passioni, della sua dignità, del rispetto di sé stessa.

Riabilitare in psichiatria deve voler dire intervenire sull'anima di una persona sofferente e spaventata e questo intervento è faticoso,  è difficile. Non basta sollecitare x una ora al giorno alcuni muscoli, i muscoli da sollecitare sono nel cuore di chi ha vissuto il disagio della malattia ed è lei stessa che li nasconde, timorosa di non sapercela fare.

La riabilitazione, nella malattia mentale, vuol dire proprio questo: saper far riprendere in mano alla persona sofferente la propria vita, convincerla di essere in grado di potercela fare.

In definitiva, nel complesso di questa delibera, si evidenzia una scarsa propensione alla cura che mai è vista come mezzo capace di indicare una via alla guarigione (almeno alla guarigione sociale) ma solo come il tramite per arrivare a una sostanziale stabilizzazione della malattia e “stabilizzare e mantenere” si coniugano solo con cronicità.

Questo dovrebbe essere per “tutti” inaccettabile.

Spero di Incontrarvi presto.

Mario