"Per il superamento della contenzione in Psichiatria" 

Asti

10 Ottobre 2019

 

"Per il superamento della contenzione in Psichiatria" è il convegno che, in occasione della giornata mondiale della salute mentale, il 10 Ottobre, la Dott.ssa Caterina Corbascio ha mirabilmente organizzato ad Asti.
Era necessario!

È stata una splendida occasione per sentire parlare, attraverso la "no contenzione", di etica, di cura e anche della bellezza del condividere un atto terapeutico così umano e corretto: slegare!

In sostanza si è parlato delle buone pratiche in psichiatria.

Certo, molti dei partecipanti, non avevano bisogno di essere convinti dell'inutilità di esercitare un atto come quello del legare, così disumano e degradante per chi lo pratica e per nulla terapeutico per chi lo riceve.
Speriamo almeno che tutti, ma proprio tutti, al termine, non si siano chiesti il perché solo il 5% non usa la contenzione, ma il perché il 95% ancora la pratica.

Ma veramente qualcuno può pensare che possa esserci una alleanza terapeutica da parte di chi ha subito un atto così aggressivo e violento?

Comunque, sentire dire da un ex "legatore" che non legare è possibile, e quanto di più bello possa risuonare nella testa di chi a queste cose crede.

È come per un bambino che, pur sapendo che la marmellata è nell'armadio basso della cucina, vuole riceverne conferma aprendone lo sportello.

Certo, ascoltare poi le esperienze di chi non pratica più la contenzione, non poteva, al termine del convegno, che porci molteplici interrogativi e uno su tutti era capire perché, dopo 60 anni dalla rivoluzione di Basaglia, che rovesciava il paradigma accademico per cui la persona malata è "malattia da curare" e affermava che nello slegare e nella libertà ci fosse il germe per dare il via a una relazione fruttifera, ancora siamo costretti a dover spiegare questa rivoluzione.

È possibile che ci siano ancora così tanti sordi?

Alla luce dell'applauso che ha suscitato l'affermazione liberatoria di un relatore che ha voluto sottolineare che chi pratica la contenzione non è un sadico, non è esclusa la possibilità che a queste domande si possa ricevere risposte sorprendenti.

Escludo che nel raccontare quanto sia obbrobriosa la pratica della contenzione, qualcuno abbia voluto intendere che quel gesto fosse praticato per sadismo.

Certamente queste scuse non richieste manifestano un timore che non dovrebbe trovare alcun tipo di ospitalità in chi si dedica alla cura di chi vive il disagio mentale, anche perché il male non può essere così banale.

Evidentemente non è stato compreso che l'accusa, se accusa c’era stata da parte di relatori, non era di sadismo ma di non ricerca, di non sperimentazione, di non immaginazione.

Certo, non legare richiede una maggiore organizzazione interna al servizio e anche un maggiore impegno, ma permette anche di fare mantenere al malato mentale la "sua dignità", che non può essere una dignità collettiva e impedisce, come ha denunciato Giovanna Del Giudice, che si possa morire perché contenuti nel letto.

Bisognerebbe anche porre attenzione sul fatto che la contenzione avvalora lo stigma di cui molti si cibano, dimostrando che l'altro è pericoloso, che l'altro è incomprensibile, con la conseguenza di rendere complicata la relazione tra curante e paziente.

La verità è che chi decide di legare pensa di aver fatto tutto il possibile per evitarlo. È per questo che è necessario intervenire sul nostro modo di pensare, sul "così si è sempre fatto".

Oggi, la salute rischia di non essere più un diritto umano, ma un diritto raggiungibile solo se ci fossero le necessarie risorse economiche e questo dovrebbe essere per tutti inaccettabile.
Purtroppo, è una amara constatazione, i diritti sono diventati una categoria dalla economia dove "tutto deve essere sostenibile", facendo perdere di fatto l'inalienabilità del diritto stesso.

Giovanna Del Giudice ha esordito dicendo: "è necessario chiamare le cose con il loro nome, occorre dire basta alla contenzione con convinzione e la condizione per dire basta, sapendo che non si fa in un solo giorno, è che noi dobbiamo dire basta nelle nostre teste".

Chiudo con le parole di un relatore:
"Le contenzioni in psichiatria possono essere casi estremi, ma sono sicuramente il pus che evidenzia l'infezione.

Il problema è sapere dove è l'infezione e se c'è qualcuno che ha voglia di curarla".

                       Il Tiretto col Cuore